Il bestiario e Uccelli desiderio
Il bestiario e Uccelli desiderio di Tonino de Bernardi
Sonorizzazione dal vivo di Francesco Diodati
Il bestiario è parte di un trittico (La favolosa storia), recentemente restaurato digitalmente dal Museo Nazionale del cinema di Torino in occasione della retrospettiva dedicata a De Bernardi nel 2024.
“Il bestiario è a 4 schermi sovrapposti in parte a modo di croce sbilenca. Ingloba in sé il Vaso etrusco e altri 3 films. I 4 schermi riportano per la loro disposizione all’unità pur affermando il vario e il molteplice diverso e esprimono il mio desiderio di andar oltre il fatto puramente cinematografico. Visto che a me non importa proprio nulla del Cinema né so quello che il Cinema sia e inoltre tendendo io a fatti sempre più globali e convoglianti. Tanto da farmi venire il sospetto che il mio predecessore è per elezione Riccardo Wagner. Ma questo forse sarà meglio tacerlo. Dunque, Il bestiario ha tanti volti e sempre molti colori si da formare come un caleidoscopio, è a volte rutilante, ci sono tutte queste presenze fisiche… E si rimbalza da questo a quello ma si rimane sempre nella cosa, c’è il desiderio di spettacolo e di ingoiare e di bombardare e più stimoli e è affermato l’artificio e si cercano altre realtà e si nega e si afferma e la cosa anche si autodistrugge per poi ancora affermarsi e cosi via.” Tonino De Bernardi (Cinema&Film, N. 7-8, primavera 1969)
Uccelli desiderio. Interpreti: Iaia Forte, Enrica Brizzi, Roberto De Francesco, Rossella Or, Joel Barcelos, Branca De Camargo, Ricardo Nespoli, Francesco Censi, Claudia Capone, Giulietta e Veronica De Bernardi, Carlo Cantono, Saverio Isola, Alberto Momo, Alberto Baffert, Chiara Momo ;
1994, 16mm per due schermi, bianco e nero e colore, muto con accompagnamento musicale in sala di un ensemble classico (pianoforte e voce) e di una free band (percussioni, voce e strumenti etnici), 50 mm.
Canta, ma un giorno la sua voce smette di uscire e lei inizia a inseguire la voce che ha perso e che non riesce più a trovare. Nel frattempo, un’altra donna si muove nella casa abbandonata indossando ancora il suo abito da sposa, mentre lui la segue silenziosamente da una distanza di sicurezza, chiedendole silenziosamente qualcosa: ma non c’è nessuna risposta, nessun segno. In un’altra città, un’altra giovane donna, oggetto di desiderio, e molte mani si allungano per sfiorarla, toccarla, afferrarla: lei si sottrae perché è a sua volta oggetto di desiderio, e le sue mani, a loro volta, si protendono verso qualcosa che non raggiungerà mai – qualcosa che forse non esiste. E la farandola continua.
Un altro si muove a scatti in una pantomima senza parole, con il cuore che sembra uscire dagli occhi scintillanti, e anche lui nella notte piena di abbracci e richiami angelici. Un’altra ancora prosegue da sola il suo cammino sotto il sole, abbozzando a piccoli passi una danza di bambina, ma quella che la segue esita e la danza sembra forse vana. Sentire gli altri ancora da quat aurine, prima che si spengano e cinguettino dolcemente nella notte. Gli angeli del desiderio attraversano il ponte mentre il giorno volge al termine: lei sotto il cappello spia i due angeli, sotto il ponte muove la manina in un ennesimo saluto. L’altro piange ancora al telefono e poi sul divano. “Siamo macchine desideranti”, ha detto qualcuno. Così continuiamo ad andare avanti, feriti dagli scossoni che arrivano dagli altri. Ognuno di noi si muove in uno spazio che è solo suo, andando verso chi è vicino e allontanandosi. Qualcuno cammina portando con sé un grande specchio in cui contempla la propria immagine, ed è come se andasse, perso nel desiderio dell’impossibile (T. De Bernardi).
È come essere invasi dalla libertà, rimanendo per ore nell’auditorium del Rex per assistere alla proiezione di un ciclo che Tonino De Bernardi ha voluto chiamare Uccelli – un’enciclopedia cinematografica nel tempo e nello spazio. Quattro film che forse non sono affatto film, ma solo “opere”: su due schermi vengono proiettate immagini che non raccontano altro che se stesse, mentre due diversi ensemble musicali dal vivo a volte dirigono la proiezione, a volte si lasciano dirigere. Le immagini che vediamo sono di ragazzi, ragazze, uomini e donne. Vediamo immagini a colori, in bianco e nero, in diversi tipi di bianco e nero. Alcune immagini molto belle. Ma mai “belle immagini”; l’inquadratura è sempre in movimento, sempre tagliata. La bellezza sta dietro l’immagine, non in essa, ma dietro di essa, in un luogo imprecisato di non-tempo, dove forse c’è qualcosa di più del cinema come “fissazione”.
Abbiamo assistito a qualcosa di molto diverso da una normale proiezione: la diversa velocità dei proiettori normale: la diversa velocità dei proiettori sui due schermi ha fatto sì che le due proiezioni di sabato e domenica sera fossero diverse l’una dall’altra, imprevedibili, aperte all’invenzione, con musiche improvvisate a supporto. E così è avvenuto lo straordinario miracolo, durante il quale si sono create perfette sincronicità, contrappunti improvvisati, che sembravano perfettamente costruiti ma che in realtà sono nati nel momento stesso. Ci viene quasi da pensare che la creazione esiste prima e oltre il creatore, che la creazione si trasmette ovunque: sullo schermo, davanti ai nostri occhi, attraverso il dolce canto di un sassofono; perché l’arte è la manifestazione più pura e intrinseca della vita, e solo una magnifica libertà di espressione come quella di De Bernardi rende possibile questo miracolo. (“Popolo e libertà”, Locarno, 11 agosto 1994)
Francresco Diodati (nato a Roma nel 1983) è tra i chitarristi e compositori più importanti e innovativi della scena italiana. Attualmente suona e incide con i gruppi Weave4, Tellkujira, Oliphantre, Nimituare, MAT, Abhra, Javier Moreno Sanchez. Dal 2006 inizia un percorso fatto di collaborazioni prestigiose, fra cui i gruppi di Enrico Rava, leggenda del jazz Italiano (“Special Edition”, New Quartet, Fearless Five), e Il progetto dedicato a David Bowie di Paolo Fresu, con il quale collabora dal 2019. Collabora dal 2011 al 2016 con il progetto internazionale Myanmar Meets Europe guidato da Tim Isfort che riunisce musicisti europei e musicisti classici del Myanmar, effettuando tour in Olanda, Germania e Birmania. Non mancano collaborazioni nel mondo del Pop con la cantautrice Erica Mou, per la quale ha inciso e prodotto il disco Tienimi Il Posto (2015), Ainé e Greta Panettieri. È direttore artistico della decima edizione di Jazz all’Aquila che si terrà nel 2024.
Programmazione
17 Novembre 2024 - 20:00